Sostieni i nostri progetti

DONA ORA

Filippine - il testamento di Padre Fausto Tentorio

25/10/2011

I parrocchiani e i tribali a cui Padre Fausto Tentorio ha donato la vita, hanno passato la notte nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso, pregando e anche dormendo a fianco alla bara che custodisce le spoglie del missionario assassinato.

 

Padre Fausto Tentorio, 59 anni, è stato ucciso la mattina prima delle 8, da un sicario col viso coperto da un casco, allontanatosi dal luogo in motocicletta.

I tentativi di salvarlo portandolo all’ospedale sono stati inutili e la salma è stata ricomposta e portata in chiesa per le onoranze dei fedeli. Padre Giovanni Vettoretto, Pime, che ha lavorato con Padre Tentorio, spiega che per una settimana, nella parrocchia sono state continue le veglie funebri.

 

PadreFausto

 

 

Il lungo periodo di preghiera è dovuto in parte al costume filippino, in parte per dare tempo a chi vive lontano di affrontare il viaggio e permettere di onorare il defunto. I familiari di Padre Fausto, da Lecco, sono giunti nelle Filippine il 20 ottobre.

Dopo una sosta a Columbio e Tulunan, dove Padre Fausto ha lavorato nei primi anni, martedì 25 ottobre la salma del missionario ucciso è stata portata nella cattedrale di Kidapawan, dove il vescovo, mons. Romulo de la Cruz ha presieduto i funerali solenni.

 

La prima veglia funebre si è tenuta il giorno dopo il fatto alle 17. “Si poteva toccare la tensione, il dolore, ma anche la gratitudine della gente verso Padre Fausto”, racconta Padre Vettoretto. “Ora che è morto, scopriamo che il suo impegno a favore dei tribali era importante non solo nell’Arakan Valley, ma anche in altri posti come Davao”.

Per l’occasione, attorno alla chiesa sono state approntate tende da usare come dormitori per i visitatori che si sono recati a pregare per il defunto. Vi sono anche teloni sotto di cui i fedeli si sono ristorati con bevande e cibo.

 

I missionari del Pime hanno aperto il testamento del sacerdote, che ha passato più di 32 anni nelle Filippine. Nel documento, Padre Tentorio dà precise indicazioni per la sua sepoltura.

Anzitutto, egli vuole essere seppellito nel legno di un albero di mogano, che lui stesso ha piantato dietro la chiesa. Padre Fausto ha insegnato anche ai tribali a piantare questo legno pregiato, per migliorare le loro condizioni economiche.

 

Come epitaffio per la tomba, egli ha scelto la frase del profeta Michea (6,8): “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio”.

 

In un documento che Padre Tentorio ha inviato ai superiori tempo fa, egli diceva: “Riconoscente a Dio per il grande dono della vocazione missionaria, sono cosciente che essa comporta la possibilità di trovarmi coinvolto in situazioni di grave rischio per la mia salute ed incolumità personale, a causa di epidemie, rapimenti, assalti e guerre, fino all’eventualità di una morte violenta.

Tutto accetto con fiducia dalle mani di Dio, e offro la mia vita per Cristo e la diffusione del suo Regno.” Padre Fausto sarà seppellito nel cimitero, accanto alla tomba di p. Tullio Favali, un altro missionario del Pime, ucciso nel 1985. Dal punto di vista delle indagini, non vi sono ancora risultati.

 

È divenuta più chiara la dinamica dell’uccisione: i colpi sparati dal sicario sono 10; i bossoli trovati sono quelli di una pistola da 9 millimetri; il padre è stato ucciso proprio mentre prendeva l’auto per recarsi all’incontro dei sacerdoti della diocesi a Kidapawan. Non è ancora chiaro il movente dell’uccisione. Mons. De la Cruz ha dichiarato che negli ultimi tempi Padre Tentorio non gli aveva detto di alcuna minaccia, ma è anche vero che egli “rideva spesso quando si parlava di rischi per la sua vita”.

 

I missionari oblati delle Filippine, in una dichiarazione ufficiale, hanno sottolineato che “vi sono settori nella nostra società che sono contro il nostro lavoro di aiuto a produrre la pace a Mindanao” e parlano del sacerdote ucciso che ha “lavorato con dedizione per aiutare i popoli indigeni e i poveri agricoltori dell’Arakan Valley di North Cotabato”.

 

Fra le ipotesi dei moventi, vi è la possibilità che l’impegno di Padre Tentorio, presidente dell’Indigenous People Program (cioè la pastorale dei tribali) sia entrato in contrasto con le grandi compagnie agricole o minerarie che espropriano i terreni dei locali, per espandere i loro appezzamenti o cercare oro a Mindanao. Il gruppo “The Rural missionaries of the Philippines”, in contatto con Padre Tentorio, ha deprecato “la cultura dell’impunità che si diffonde nelle aree rurali di Mindanao”.

Per questo le associazioni legate al sacerdote – che raccolgono rappresentanti tribali, contadini e personalità religiose – hanno deciso di aprire un’inchiesta autonoma sull’assassinio.

 

Claudio Gobbetti